Sindrome Szechwan purpura

È oramai cosa assodata che la medicina in passato ha tratto e sicuramente anche in futuro trarrà benefici interfacciandosi con il Regno dei Funghi. Saranno i micromiceti, funghi molto piccoli e non ancora ben studiati, molto probabilmente coloro che daranno l’aiuto maggiore. Esiste tuttavia un fenomeno, rilevato dal dott. Hammerschmidt, un ematologo del Minnesota, che va sotto il nome di Sindrome Szechwan purpura che, se ben studiato, potrebbe portare a dei sicuri benefici per chi soffre di malattie cardiovascolari. A cavallo fra gli anni ’70 e ’80 furono più volte segnalati negli Stati Uniti dei casi di diatesi emorragica di lieve entità, in assenza di cause rilevanti. Fu merito del dott. Hammerschmidt che rilevò in un suo paziente una transitoria inibizione dell’aggregazione piastrinica, sebbene il paziente non avesse assunto farmaci che andassero ad interferire sulle funzioni ematiche prima di un esame. Si indagò quindi sui pasti assunti e si scoprì che il paziente aveva consumato la sera precedente l’indagine ematologica un abbondante piatto della cucina cinese, il Ma-po-dou-fu, a base di maiale in agrodolce, fagioli, latte cagliato, Auricularia polytricha e una radice, il sarqort. Successivi studi condussero ad individuare nell’assunzione di A. polytricha la causa della leggera emorragia ed ad escludere dal fenomeno gli altri ingredienti. Con ulteriori approfondimenti si scoprì che l’A. polytricha cresce abbondante nella Regione cinese dello Sse-tch’ouan e qui consumato abbondantemente. Dal nome di questa Regione della Cina il dott. Hammerschmidt coniò il nome della nuova intossicazione chiamandola Szechwan Purpura.
Il consumo di A. polytricha come pure di A. auricula joudae, funghi considerati commestibili in tutti i testi di micologia, se fatto in dosi molto abbondanti porta dopo 8-10 ore ad una emorragia oltre la norma, in presenza di lesioni cutanee superficiali, in seguito ad una resistenza all’aggregazione piastrinica del paziente. Il fenomeno regredisce fino a scomparire nelle successive ore, senza ulteriori disturbi se il paziente è sano, non assume anticoagulanti, non è geneticamente predisposto a malattie legate a disturbi ematici. La sostanza causa di questo effetto è tutt’oggi sconosciuta e se indagata e determinata potrebbe essere utile in medicina poiché presenta alcuni effetti noti anche nell’ Aspirina.

PRINCIPALI SPECIE RESPONSABILI: Auricularia auricula-joudae - Auricularia polytricha.

TEMPO DI LATENZA: mediamente dalle 8 alle 10 ore dopo il pasto.

SINTOMI PRINCIPALI: alterazione dell’attività piastrinica.

ORGANI COLPITI: liquido ematico (sangue).

PRINCIPALI TOSSINE RESPONSABILI: non ancora individuate

DOSE LETALE: N.D.

PERCENTUALE DI DECESSO: non si conoscono casi di decesso in letteratura.

COSA FARE: in presenza di emorragia consultare il medico e immediata ospedalizzazione specificando il pasto a base di funghi del genere Auricularia consumato.

NOTE: In natura esistono altri prodotti con effetto antiaggregante come la cipolla, il porro o l’aglio tutti consumati in larga scala nella cucina cinese, ma da noi molto meno, per i ben noti effetti secondari che comportano nei rapporti interpersonali di tutti i giorni. Non sarà forse per questo, e la cosa non è scientificamente provata, ma in alcune Regioni della Cina, in principal modo nel sud, dove si consumano abbondantemente i prodotti succitati, compresi i funghi del genere Auricularia menzionati, si riscontrano basse percentuali di malattie cardiovascolari o arterio-sclerotiche. Uno studio approfondito potrebbe darci delle gradite sorprese. Nel suo ultimo lavoro - Guida Ragionata alla Commestibilità dei Funghi - redatto in collaborazione con M. Floriani, P.Davoli, E. Suriano, il dott. N. Sitta riporta che la Sindrome Szechwan purpura “non dovrebbe essere considerata come una Sindrome vera e propria, ma come un fenomeno provocato da un eccesivo consumo di funghi del genere Auricularia”. Per un corretto consumo alimentare di tali fughi ne consigliata l’uso in modeste quantità e la raccomandazione di non consumarne a chi assume farmaci anticoagulanti.